domenica 25 novembre 2012

25 Novembre: perché questo sia un mondo per donne




Oggi 25 Novembre, come ogni anno da quando nel 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite designò questa data come la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, in tutto il mondo sono state organizzate manifestazioni, fiaccolate, dibattiti, mostre fotografiche ed eventi di ogni sorta per sensibilizzare l’opinione pubblica e dire di NO alla violenza sulla donne, che è e rimane una piaga che ancora la società non è riuscita a sanare. La violenza sulle donne non è una questione che riguarda solo le donne, essa svilisce ognuno di noi e non potremo mai parlare di libertà, uguaglianza, democrazia, rispetto dei diritti umani e pace se tutti insieme non prendiamo posizione contro questa violenza.

Ma perché è stato scelto proprio il 25 Novembre?
Sicuramente non è una data scelta a caso. In pochi sanno che questa data fu scelta da un gruppo di femministe nel 1981 a Bocotà (Colombia) in memoria delle sorelle Mirabal.

Le sorelle Mirabal nacquero a Ojo, nella Repubblica Dominicana, da una famiglia benestante ed erano in quattro: Patria, Maria Teresa, Minerva e Belgica Adele. Queste donne ebbero il coraggio di lottare per la libertà politica del loro Paese opponendosi a una delle tirannie più spietate dell’America Latina, quella di Rafael Leónidas Trujillo Molina. A
causa del loro impegno rivoluzionario, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto, furono torturate, massacrate e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
Nonostante la censura la loro storia si è diffusa in tutto il mondo provocando una forte indignazione popolare.

Tante cose da allora sono cambiate, molte sono anche migliorate, ma altre sono rimaste invariate. Sono troppe infatti le donne che ogni anno sono ancora vittime di violenza sia fisica che psicologica.
Il numero di donne uccise dagli uomini ogni anno in questo paese parla chiaro: per quanto si cerchi ancora di identificarli come semplici casi singoli i femminicidi appaiono sempre più chiaramente come un fenomeno culturale. Utilizziamo diverse espressioni come "delitto passionale" "raptus di follia" non rendendoci conto che invece così minimizziamo il problema. Questi violenze hanno un nome: FEMMINICIDIO.
È necessario che tutte/i noi, compresi i giornalisti, cominciamo ad utilizzare il termine corretto avendo sempre presente la grande responsabilità delle parole. 

“Femminicidio: violenza estrema da parte di un uomo verso una donna, perché é donna” (Diana Russel, sociologa, 1976)

“Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti non è affatto casuale. Ormai si parla di femminicidio, ovvero un omicidio di massa del genere femminile…  E’ un fenomeno spaventoso che riguarda milioni di donne in tutto il mondo, un fenomeno spesso taciuto, o peggio scambiato per generico fatto di cronaca, ma stiamo parlando solo della punta dell’iceberg di una più̀ diffusa cultura di violenza contro le donne. Queste morti ‘annunciate’, invece, vengono spesso etichettate come i soliti delitti passionali, fattacci di cronaca nera, liti di famiglia.” (Serena Dandini)

Tutto questo costituisce sicuramente il paradigma di una mentalità piuttosto diffusa, che va contro le donne, che le vede inferiori, complementari al massimo, ma non uguali all'uomo. Una cultura che educa l'uomo a dominare, a sentirsi libero di fare delle avances, fare commenti in modo volgare, guardare in modo ossessivo, toccare e nei casi più gravi, stuprare.
Una cultura che abitua la donna a sentirsi davvero donna se prosperosa, corteggiata, eternamente giovane; una società che ci fa essere convinte che l’infinità di donne nude in tv, pubblicità e giornali rappresenti una sessualità femminile liberata finalmente raggiunta, senza renderci conto che mercificare e rappresentare la donna come puro oggetto del piacere maschile, non significa liberare..
Viviamo in una società in cui una donna maltrattata non ha il coraggio di denunciare perché teme che si ritroverà sola e abbandonata.

E' proprio per questo, che in questa giornata così importante voglio ricordare l'iniziativa intrapresa proprio oggi a Roma. E' stata inaugurata in occasione di questa giornata dal Sindaco di Roma Capitale Gianni Alemanno, dalla Delegata alle Pari Opportunità Lavinia Mennuni e dal Presidente del Centro Italiano di Solidarietà (CEISdi Don Mario Picchi, Roberto Mineo la Casa per la Semi Autonomia “Il giardino dei Ciliegi”. 
La nuova struttura nasce dall'esigenza di creare accoglienza ed ospitalità per donne sole o con figli minori, in dimissione dai Centri Antiviolenza, al fine di consentire il compimento di un percorso orientato al pieno raggiungimento di una loro autonomia. Il servizio, offerto dal Ceis di Don Mario Picchi, è volto a tutelare le donne vittime di violenza fisica e/o psicologica, sole e/o con eventuali minori a carico. Queste ultime, dimesse dai Centri Antiviolenza, dopo aver compiuto la prima fase orientata al recupero psicofisico e alla ricostruzione del “Sé”, necessitano infatti di un ulteriore periodo di reinserimento nella società attuale, mirato alla ricerca di un lavoro e di un’abitazione che permetta loro di acquisire l’autonomia necessaria per riprendere a vivere una “vita normale” per sé e per i propri bambini.
L'obiettivo sarà quello di aiutare le donne a "raggiungere un' autonomia personale intesa come capacità di accettazione ma anche di ricostruzione della propria identità al fine di riformulare un proprio nuovo progetto di vita. La donna verrà accolta e ascoltata dal personale specializzato affinché possa essere sostenuta per affrontare con maggiore forza, la grave situazione in cui si trova a vivere.

Ritengo sia un'iniziativa veramente importante che dovrebbe servire da esempio per tutte le altre città non solo dell'Italia ma del mondo, in quanto è in aumento il numero delle donne che in caso di bisogno chiedono aiuto, sostegno e ospitalità .
E' importante far sapere loro che non sono sole e possono essere aiutate! Questa giornata non deve essere una fiera delle ipocrisie, la violenza contro le donne va combattuta ogni singolo giorno affinché questo mondo possa davvero diventare un mondo anche per donne.


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