lunedì 13 giugno 2011

Lo stupro



Il 9 marzo del 1973 Franca Rame fu aggredita da 5 neofascisti.
La portarono su un furgoncino e la violentarono, lasciandola poi sulla strada in uno stato di totale confusione mentale. Quell’evento fu così angosciante che non riuscì a parlarne per due anni. Non ne parlava per vergogna, si sentiva quasi colpevole tanto era stato umiliante.
La violenza fu raccontata dall’attrice nel 1975 attraverso il monologo “lo stupro”, senza dichiarare di averla vissuta personalmente, dichiarazione che fece solo nel 1987 alla trasmissione Fantastico della Rai.
Evidentemente, spiegherà Franca Rame, cercavano di convincerli a non fare più della loro professione (il teatro) uno scenario per parlare di politica.
Attraverso il monologo l'attrice mostrerà lo scenario in cui si trova veramente una vittima di stupro.





Da sempre lo stupro è stato un'arma utilizzata dall'uomo per predominare sulla donna, considerata solo come oggetto volta a soddisfare i suoi istinti più animaleschi, non solo ad un livello fisico ma soprattutto mentale. In una società misogina e machista la donna risulta storicamente subordinata all'uomo, ma ciò ovviamente non è una condizione biologica ma soltanto frutto della relazione storica tra uomo e donna. L'uomo non vede la donna così com'è ma, guardandola nella sua condizione di inferiorità vede se stesso nella sua condizione di superiorità incrollabile. La realtà dei fatti è che l'uomo teme la "diversità positiva" della donna, basti pensare alla religione, dove per religione intendo bigottismo e non fede fine a sé stessa, che considera la donna l'essere più vicino a Dio proprio perché capace di dare la vita e per questo temuta e denigrata. L'uomo profana il corpo femminile per farla tacere facendola sentire alla sua mercè senza potersi ribellare, per sconvolgere il suo equilibrio non solo fisico ma esistenziale rendendola magari ostile anche verso la maternità.
Lo stupro provoca nelle donne le più svariate reazioni ma una che le accomuna tutte è il profondo senso di vergogna e colpa, tanto che tantissime donne non raccontano mai l'accaduto, o soltanto dopo tanti anni (per esempio Franca Rame). Il problema è che la donna non si sente inserita in un contesto sicuro, dentro il quale è lei la vittima da aiutare. Ancora oggi la donna passa dalla parte del colpevole perché il suo comportamento ha in un qualche modo giustificato l'aggressore: era vestita provocante, si muoveva in modo provocante e così via. In fin dei conti la colpa è sempre della donna!
A tale proposito consiglio la visione del film "Sotto accusa" di Jonathan Kaplan.

Per fortuna in Italia circa 20 anni fa sono nati numerosi Centri antiviolenza e Case delle donne, istituti finalizzati ad accogliere le donne e aiutarle a superare il trauma subito perché la cosa più importante è che queste donne capiscono che la colpa non è loro, che nessun abbigliamento o ragione politica può giustificare una tale sopruso e che va denunciato.
Tuttavia l'Italia ha un triste passato e qualcosa solo adesso si sta smuovendo, basti ricordare che il Codice Rocco classificava i reati di violenza sessuale e incesto rispettivamente tra i "delitti contro la moralità pubblica e il buon costume"e tra i "delitti contro la morale familiare". In pratica, si trattava di un crimine contro la dignità personale e la moralità pubblica, ma non contro la persona stessa. Inoltre si ammetteva il "matrimonio riparatore": secondo questo articolo del codice, l'accusato di delitti di violenza carnale, anche su minorenne, avrebbe avuto estinto il reato nel caso di matrimonio con la persona offesa. Insomma la donna non aveva il diritto di possedere il proprio corpo.
Ecco perché mi preme ricordare una donna che dovrebbe essere conosciuta da tutte/i noi Franca Viola la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore.


A 18 anni venne sequestrata e violentata per più giorni da Filippo Melodia, suo spasimante sempre respinto, il quale probabilmente contava anche sulla clausola del matrimonio riparatore. Franca non accettò il matrimonio ma denunciò il suo aggressore per sequestro di persona. Malgrado le intimidazioni alla famiglia di Franca quest'ultimo fu condannato.
Questa donna, esempio di coraggio e rispetto di se stessa deve essere presa come modello da tutte coloro che vivono una situazione così devastante.

1 commento:

  1. una donna esemplare per il suo coraggio, certo non è facile mostrare in pubblico una violenza così forte come lo stupro.La sua forza ed il suo coraggio rappresentano un messaggio "prezioso" per tutte ma,in modo particolare, per quelle donne vittime di violenza che magari si sentono colpevoli e sporche per una colpa non loro.

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