lunedì 6 agosto 2012

Donna di strada

Donne di strada, "Femme de la rue" è il titolo del documentario che Sophie Peeters ha realizzato come tesi di laurea e che testimonia il comportamento tenuto quotidianamente dai “maschi” nei suoi confronti, usando una videocamera nascosta per filmare gli insulti quotidiani. Il documentario è stato proiettato in un cinema della capitale nordeuropea e in seguito è stato ripreso dai principali media belgi. L'opera ha avuto un successo incredibile: l'amministrazione locale ha annunciato che nelle prossime settimane sarà approvata una legge che sanzionerà salatamente chiunque molesti verbalmente le donne in strada.

Sofia Peeters è una studentessa all’ultimo anno della scuola di cinema Rits di Bruxelles. Due anni fa ha lasciato la città natale di Lovanio per trasferirsi nella capitale belga, nel quartiere Anneessens vicino all’istituto, ed è rimasta «stupita perché venivo continuamente apostrofata dagli uomini per strada, anche 10 volte al giorno: dai fischi alle volgarità del genere “quanto vuoi?”».

Il pubblico femminile che leggerà queste righe non rimarrà particolarmente sorpreso, poiché nessuna di noi potrà negare che oramai passeggiare da sole in strada è diventato un'autentica tortura. Siamo vittime di insulti sessisti e proposte volgari, addirittura da parte di uomini che a volte hanno il doppio della nostra età.
Gli insulti ricevuti e le proposte indecenti raccontate nel documentario sono le più varie. Si va dal giovane che chiede a Sofie «se vuole andare in hotel con lui» all'uomo di mezz'età che la invita in casa per fare sesso. Altri riescono a far di peggio e la apostrofano: «Cagna», «Prostituta», «sgualdrina». «La prima domanda che mi sono posta è se fosse colpa mia - ha confessato all'emittente belga Rtbf. Forse erano i miei vestiti troppo succinti per quell'ambiente». Presto però la giovane si è dovuta ricredere. Anche indossando vestiti poco appariscenti, i commenti sessisti non sono diminuiti. Nel filmato seguono le testimonianze di altre ragazze che vivono nello stesso quartiere e sono state più volte vittime di apprezzamenti disgustosi: «Una volta un ragazzo ha sputato per terra dopo avermi chiamato cagna - dichiara nel documentario Laura - Eppure non avevo fatto nulla, indossavo dei normali pantaloni». 

Come tutte le scelte coraggiose la studentessa ha pagato la sua tesi con reazioni molto discutibili. Ma ha anche suscitato l’emulazione di altre ragazze che, forti della sua denuncia, hanno trovato la forza di raccontare la propria esperienza.

Ma quali sono le origini di questo comportamento?
Di certo la colpa non può e non deve essere attribuita alla donna in quanto il suo modo di vestire o truccare il viso non può mai giustificare una molestia o violenza.
Della serie: se ti poni in una certa maniera in fondo te le vai a cercare.
Ossia una donna che si veste, si trucca, in maniera provocante, in fondo legittima in qualche modo un certo tipo di comportamento maschile?
L’abbigliamento è una comoda scusa per sentirsi leggitimati ad infastidire una donna alla fermata del bus?
In estate personalmente indosso solo gonne molto corte in quanto sono particolarmente intollerante al caldo e quindi sento l'esigenza di essere il più scollata possibile, questo significa che gradisco fischi o battutine rozze e offensive?
A ciascuno di voi la risposta!

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