lunedì 30 aprile 2012

Mai più complici!

Cinquantaquattro donne uccise dall'inizio dell'anno. In soli 4 mesi 54 donne uccise per mano di mariti, ex e fidanzati.
Donne uccise, stuprate, violate e uccise da uomini che conoscevano, di cui si fidavano e che magari amavano.
Donne umiliate da uomini che dicevano di amarle "più della loro vita".
Chiaramente i giornali e i servizi televisivi li definiscono "delitti passionali" "amori sbagliati" "raptus di follia". Adesso invece è il momento di chiamare le cose con il loro nome, perché basta usare le parole giuste per richiamare l'attenzione della gente, portarle a riflettere e abbandonare l'indifferenza così da potere dire finalmente basta. Non si tratta di semplici amori sbagliati, stiamo assistendo ad un vero e proprio femminicidio e contro questo bisogna lottare
Per tutte le donne uccise nell'indifferenza "Se non ora quando" e il "Corpo delle donne" ha lanciato venerdì un appello dal titolo "Mai più complici" affinché la tragedia del femminicidio possa scuotere le coscienze, perché la violenza sulle donne riguarda tutte noi (anche chi non ha, per fortuna, subito violenza), riguarda tutti gli uomini (violenti e non), perché la violenza non è insita nell'essere umano, è solo una scelta.
Non basta scrivere o manifestare, bisogna educare i giovani perché solo loro possono determinare un cambiamento reale.
Come afferma Lorella Zanardo "Serve educare i giornalisti a un linguaggio non sessista e offensivo: spesso leggiamo di ragazze ammazzate per "passione": è urgente spiegare a chi legge che trattasi di morte e la passione invece onora la vita".
Bisogna anche spiegare ai giovani che amare non significa possedere, non si può uccidere la propria donna perché "minacciava di lasciarmi". Amare significa rispettarsi e dunque rispettare gli spazi dell'altro/a, crescere insieme ed essere in due. Le scelte non spettano solo all'uomo ma anche alla donna.
Le adesioni, in poche ore, sono diventate moltissime. Da Susanna Camusso a Livia Turco, da Renata Polverini ad Anna Finocchiaro, dalla scrittrice Rosetta Loy a Roberto Saviano. Firmiamo anche noi!

"Cinquantaquattro. L’Italia rincorre primati: sono cinquantaquattro, dall’inizio di questo 2012, le donne morte per mano di uomo. L’ultima vittima si chiama Vanessa, 20 anni, siciliana, strangolata e ritrovata sotto il ponte di una strada statale. I nomi, l’età, le città cambiano, le storie invece si ripetono: sono gli uomini più vicini alle donne a ucciderle. Le notizie li segnalano come omicidi passionali, storie di raptus, amori sbagliati, gelosia. La cronaca li riduce a trafiletti marginali e il linguaggio le uccide due volte cancellando, con le parole, la responsabilità. E’ ora invece di dire basta e chiamare le cose con il loro nome, di registrare, riconoscere e misurarsi con l’orrore di bambine, ragazze, donne uccise nell’indifferenza. Queste violenze sono crimini, omicidi, anzi FEMMINICIDI. E’ tempo che i media cambino il segno dei racconti e restituiscano tutti interi i volti, le parole e le storie di queste donne e soprattutto la responsabilità di chi le uccide perché incapace di accettare la loro libertà." Così inizia l'appello, e noi non dobbiamo fare altro che partecipare e diffondere la petizione perché è necessaria una rivoluzione che metta la donna al centro della società e che le restituisca la dignità, il rispetto e i diritti che forse non ha mai pienamente posseduto!

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