lunedì 30 gennaio 2012

Addio a Giovanna Terranova

Tre giorni fa, il 27 Gennaio 2012 muore a Palermo all'età di 87 anni Giovanna Terranova, fondatrice dell'Associazione siciliana donne contro la mafia.
Nasce a Palermo in una famiglia dell’alta borghesia. Studia al Sacro Cuore, un collegio esclusivo tenuto da suore francesi che danno del lei anche alle bambine. Si laurea in lettere, ma non insegnerà a causa della sua timidezza, dà però lezioni private con grande entusiasmo. Nel ’50 conosce Cesare Terranova, allora pretore in provincia di Messina, e si sposano dopo pochi mesi. Nel ’58 il marito ottiene il trasferimento a Palermo e già negli anni Sessanta, da giudice istruttore, si occupa di mafia. Dopo qualche anno Cesare Terranova diventa procuratore a Marsala e successivamente accetta l’offerta di candidarsi nelle elezioni nazionali come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano; entra a far parte della Commissione parlamentare antimafia. Durante il suo mandato parlamentare viene arrestato il capomafia di Riesi Giuseppe Di Cristina. Il 19 luglio del ’79 viene ucciso a Palermo il vicequestore Boris Giuliano, molto vicino a Cesare, il quale aveva deciso di tornare al suo lavoro di magistrato e chiesto il posto di giudice istruttore a Palermo. L’omicidio Giuliano mette in allarme Giovanna, e anche Cesare non riesce del tutto a nascondere la sua preoccupazione.Giovanna vorrebbe convincerlo a chiedere un’altra sede. Il 25 settembre 1979, Cesare Terranova viene ucciso con il maresciallo Lenin Mancuso, mentre si accinge ad andare al palazzo di giustizia. Giovanna sente un gran rumore: erano i colpi di mitra. Ha un presentimento, scende in vestaglia, ma le viene impedito di avvicinarsi al corpo del marito. Da quel giorno, lentamente e in mezzo al dolore, per Giovanna comincia una nuova vita. Sente che la sua tragedia riguarda tutta la società così si costituisce parte civile nel processo intentato contro Luciano Liggio, anche se è convinta che proprio il lavoro del marito indicasse che i responsabili avrebbero dovuto essere cercati anche altrove, e accetta, lei che non aveva mai fatto attività sociale e politica di alcun genere, di far parte dell’Associazione donne siciliane per la lotta contro la mafia, di cui diventa presidente all'atto della costituzione formale. L'Associazione comincia le sue attività nel 1980, con un gesto di denuncia: raccogliendo migliaia di firme per un appello al governo regionale e a Pertini, allora presidente della Repubblica, perché le istituzioni si impegnassero nella lotta alla mafia. Giovanna Terranova ci tiene a precisare che non si trattava di vedove, gran parte delle donne non era parente delle vittime di mafia: semplicemente, erano cittadine che - anche in quanto donne - si erano sentite offese dalla carica di violenza dell'azione mafiosa. Da qualche tempo l'associazione non è più attiva, ma per molti anni è stata uno dei volti in cui si esprimeva la Palermo non rassegnata e non vittimista.


Credo che questa figura femminile a noi così vicina, che nel 1988 riceve il premio “Donna d’Europa”, non poteva mancare in questo blog. Credo non che non ci sia molto da aggiungere, nel salutarla la ricordo con le sue stesse parole:
«All’inizio l’istinto è quello di rinchiudersi nel proprio dolore, non si pensa assolutamente di mettersi in gioco. È quello che ho provato anch’io. Però poi ho avuto la sensazione di non essere la protagonista di una tragedia soltanto personale, ma di una tragedia collettiva, che il pericolo minacciava un’intera società, non solo me. È questo che spinge ad un certo punto a testimoniare, quando ci si dice che non sono fatti tuoi, ma sono fatti di tutti i cittadini. E non si deve perdere la capacità di reagire, cioè quel filo che ci lega gli uni agli altri in una società civile, che è il filo della reattività. Altrimenti si rischia di scivolare nell’indifferenza e nella rassegnazione, si rischia di dimenticare».



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