venerdì 3 febbraio 2012

Per lo stupro di gruppo il carcere non è obbligatorio

Tante cose mi stupiscono e mi lasciano sbigottita, perché sono una donna e non riesco a spiegarmi come mai nel 2012 molte cose siano peggiorate per noi. Non capisco che fine abbiano fatto quelle donne che lottavano per i loro diritti e che con tanta pazienza hanno raggiunto risultati inimmaginabili per quei tempi.
Ma tutto quel progresso che fine ha fatto?
Viviamo in un periodo nero, di totale regresso. Ancora oggi mentre camminiamo per strada dobbiamo guardarci le spalle per accertarci che non ci siano pericoli. Potrei sembrare esagerata, ma per quanto tentiamo di essere autonome, senza dovere dipendere da qualcuno, quella strana sensazione di non essere mai al sicuro per strada, soprattutto in determinate ore, c'è sempre.
Quando ho appreso la notizia che la Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice non è più obbligato a disporre la custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale di gruppo, ma può optare per misure alternative, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata come questa sentenza rappresenterà un'ulteriore spinta al silenzio per le donne che subiscono violenza.
Tutto questo non può e non deve lasciarci indifferenti, poiché è un ulteriore prova di come in Italia lo stupro non è considerato un reato grave. Come ha detto l'avvocatessa Giulia Buongiorno "molti considerano più grave un furto o uno scippo che uno stupro".
Ma perché rimanere sorprese? Cosa potevamo aspettarci da un paese dove le donne non sono considerate o valorizzate per le loro potenzialità? Dove la donna viene vista come un oggetto succulento su cui porre sguardi maliziosi? In un paese in cui la stessa donna, per esempio in televisione, veste sexy-sadomaso per eccitare i telespettatori?
Amo il mio paese, ma da donna non posso che rimanere sconcertata, risentita e quasi vergognata di essere italiana. Da noi deve partire il cambiamento, solo noi possiamo fare qualcosa!


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