martedì 14 giugno 2011

La conquista del diritto al voto

Francia: Olympe de Gouges nel 1791 redige il testo della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, sulla scia della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789, rivendicandone l'estensione anche all'universo femminile. Nel preambolo si afferma che la dimenticanza, l'ignoranza o il disprezzo verso i diritti delle donne sono causa delle disgrazie pubbliche e che,per questo motivo, si è deciso di mettere per iscritto i diritti naturali,inalienabili e sacri della donna. L'art. 1 dichiara che la donna nasce libera e vanta gli stessi diritti dell'uomo. L'art. 2 dispone che i diritti naturali e imprescrittibili dell'uomo e della donna sono: il diritto di proprietà, di libertà, la sicurezza e soprattutto la resistenza all'oppressione. L'art. 4 individua i limiti dei diritti delle donne nella tirannia dell'uomo, limite superabile con le leggi della natura e con la ragione. L'art 6 rivendica il diritto al voto, il diritto di partecipare alle decisoni normative, l'uguaglianza nell'accesso ai pubblici impieghi. Prima che tutto questo diventi realtà passerà un secolo e mezzo. Infatti, la dichiarazione di Olympe de Gouges (di cui ho citato solo alcuni artt.) resta soltanto una rivendicazione. L'autrice viene ghigliottinata dopo qualche anno e,nel necrologio fù scritto: "Ricordatevi dell'impudente Olympe de Gouges, che per prima fondò dei circoli riservati alle donne. Ha voluto essere uomo di Stato e la legge ha punito questa cospiratrice per avere trascurato i doveri propri del suo sesso".
Inghilterra: Nello stesso periodo, Mary Wollstonecraft scrive A Vindication of the Rights of Woman. Wollstonecraft, a proposito dei diritti delle donne, dirà: "il mio principale argomento è costruito sul principio basilare che se la donna viene educata esclusivamente a diventare la compagna dell'uomo, fermerà il suo progresso nella conoscenza e nella virtù". Secondo la scrittrice inglese la fonte del diverso trattamento fra uomo e donna stà nell'educazione, infatti scrive:"ammaestrate fin dall'infanzia al fatto che la bellezza è lo scettro della donna, la loro mente si plasma sul corpo e ciondolandosi nella gabbia dorata cerca solo di adorare la propria prigione." Nell' '800 Harriet Taylor Mill riprende le idee della wollstonecraft giungendo al rifiuto di una inferiorità femminile "naturale": l'inferiorità della donna rispetto all'uomo, è costruita da quest'ultimo che ha deciso di chiudere la donna entro i confini della casa e dei ruoli familiari (dunque nella sfera privata). Educazione, sistema di volori e impalcatura giuridica sono i pilastri sui quali si basa la diseguaglianza tra uomo e donna.
America: la strada per il riconoscimento del diritto di voto alle donne, in primis, viene imboccata proprio in America. A metà '800 si riunisce la prima convenzione sui diritti delle donne e in questo contesto, viene approvata la Dichiarazione dei sentimenti detta anche Dichiarazione di Seneca Falls ricalcata sulla Dichiarazione di indipendenza. La battaglia viene vinta nel 1920 con il riconoscimento del diritto di voto a livello federale. In Inghilterra il diritto di voto alle donne, che avessero compiuto trenta anni, fù riconosciuto nel 1918. In Italia ed in Francia, il movimento suffragista fù un movimento del '900.
Italia: Lo Statuto Albertino del 1848 apparentemente non pone alcuna differenza tra uomo e donna, ma limita (contraddicendosi) il diritto di voto agli uomini che avessero certi requisiti. Nel 1859, il decreto Rattazzi affermava: "non sono elettori nè eleggibili gli analfabeti, le donne, gli interdetti...". Sul voto amministrativo vi è un dibattito, su quello politico no nel senso che è talmente impensabile riconoscerlo alle donne, che neppure viene previsto come divieto nella legge. Nel 1919 il diritto al voto viene riconosciuto agli uomini analfabeti. "La donna invece era lasciata in compagnia dei malati di mente,degli incapaci, dei criminali reclusi" . Nel 1867, con la sinistra al potere, vi è qualche speranza: Anna Maria Mozzoni teneva la conferenza sul voto politico alle donne e presentava una petizione al parlamento. La Montessori fù la mente di un'idea geniale: fare iscrivere le donne nelle liste elettorali, posto che un divieto formale ed esplicito non c'era. Le richieste, numerose, aprirono un contenzioso liquidato da tutte le corti d'appello italiane con una eccezione: Ancona. Lodovico Mortara (presidente della corte d'appello di Ancona) nel 1906 emana una sentenza in cui giudica ammissibile l'iscrizione nelle liste di dieci candidate. La sentenza venne annullata dalla corte di cassazione. Segue la discussione in parlamento della petizione della Mozzoni , il periodo fra le due guerre mondiali e il fascismo. Nel 1945 viene pubblicato sulla gazzetta ufficiale il decreto legislativo luogotenenziale intitolato "estensione del diritto di voto alle donne". Il 2 giugno del 1946, all'assemblea costituente, vennero elette 21 donne, appartenenti per lo più alla classe media, avevano una discreta cultura e provenivano principalmente del centro-nord dell' Italia.
Concludo riportando un passo di Elisa Boschetti, del 1901:
"La donna deve persuadersi che in lei non vi è alcuna inferiorità naturale. Soltanto i vieti sistemi di educazione nè hanno fatto un essere debole e passivo, o eroicamente devoto, o scientemente capriccioso e frivolo, dannoso alla sua stessa causa ed a quella di tutta l'umanità. Una riforma s'impone, e questa riforma deve venire da noi. I pochi uomini che si occupano delle nostre condizioni giuridiche ed economiche hanno talvolta parole di incoraggiamento per noi; ma essi non possono nè vogliono fare di più. E sta bene. Noi, soltanto noi dobbiamo essere le fautrici della nostra libertà. La storia ci dimostra ad ogni passo come le conquiste ottenute col concorso di elementi estranei vennero sempre amaramente scontate...Dal secolare assopimento può risvegliarsi e mettersi all'opera coll'ardore del neofito, compiendo opere utili alla società che ha bisogno di energie coscienti e altruistiche..."

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