giovedì 27 dicembre 2012

Il folle discorso di Natale

Qualche giorno fa ho letto un articolo di Bruno Volpe sul blog Pontifex, pericolosissimo poiché offriva una giustificazione al fenomeno della violenza sulle donne, scaricando le colpe sulla libertà che oggi godono le donne e promuovendo l'importanza del ritorno di queste al proprio ruolo di madri e mogli. 

"Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti e che il cervello sia partito? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell'arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni esistenti.
Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici e da portare in lavanderia, eccetera... Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (FORMA DI VIOLENZA DA CONDANNARE E PUNIRE CON FERMEZZA), spesso le responsabilità sono condivise.
Quante volte vediamo ragazze e anche signore mature circolare per la strada in vestiti provocanti e succinti?
Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre, nei cinema, eccetera?
Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e se poi si arriva anche alla violenza o all'abuso sessuale (lo ribadiamo: roba da mascalzoni), facciano un sano esame di coscienza: <<forse questo ce lo siamo cercate anche noi?>>"

Naturalmente queste tesi non sono passate inosservate tanto che qualche giorno dopo un parroco di San Terenzio, piccolo paese ligure, si è ispirato proprio alle parole del Pontifex esponendo sulla bacheca della chiesa un articolo dal titolo "Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica. Quante volte provocano?"
Il volantino, in sostanza, scarica le responsabilità della violenza sulle donne, al comportamento delle donne; il volantino 'accusa' le donne di meritarsi il peggio per essersi allontanate dalla virtù e dalla famiglia
Ovviamente, e per fortuna, neanche l'azione di Don Corsi è passata inosservata, facendo scoppiare una vera e propria bufera che ha spinto il parroco a chiedere pubbliche scuse, dopo avere definito le sue (a nostro parere) idee folli come "imprudente provocazione".

La reazione più accesa alle parole del sacerdote viene dal presidente di Telefono Rosa Maria Gabriella Carnieri Moscatelli: "Intervenga subito il Papa e il vescovo di La Spezia e sia rimossa quella dannata lettera". "Questo messaggio è una vera e propria istigazione a un comportamento violento nei confronti delle donne perché si offre un'inaudita motivazione ad atti criminali contro di esse. In Italia, che è il Paese con il maggior numero di femminicidi d'Europa e ha un altissimo numero di violenze consumate all'interno delle mura domestiche, un episodio come questo non è piu tollerabile".
Anche il vescovo ha sottolineato il suo sdegno: «In nessun modo - aggiunge il vescovo - può essere messo in diretta correlazione qualunque deprecabile fenomeno di violenza sulle donne con qualsivoglia altra motivazione, nè tantomeno tentare di darne una inconsistente giustificazione»
Nella bufera che travolge il prete, l'unica voce a favore è proprio quella di Pontifex.it, nel quale troviamo un articolo in cui Volpe si complimenta con quest’ultimo: 

La tesi di Volpe, che tempo fa fu arrestato per stalking e molestie sessuali contro una giovane donna di cui si era invaghito, a cui si ispira don Corsi e ampiamente sostenuta da quest’ultimo, è stata pubblicata nel giorno di Natale, dove alle donne che sono andate a messa non hanno ricevuto calorosi auguri ma sono state accusate di essersi allontanate dalla famiglia, di aver perso la loro dignità e di meritare dunque le violenze di cui sono vittime.  
"Finalmente un parroco che parla chiaro, che non si tira indietro, che non nega le sue responsabilità. Parliamo di Don Piero Corsi, parroco a Lerici, vicino Genova. Sul trito tema del femminicidio (una assurda leggenda nera messa in giro da femministe senza scrupoli) il Parroco si chiede in un messaggio affisso alla bacheca della chiesa: “è colpa della donna che provoca con abiti succinti. Le donne facciano autocritica, quante volte provocano, cadono nell’arroganza e si sentono indipendenti? Se lo sono andate a cercare”. Fatta la tara di una certa esuberanza, il parroco conforta, come fanno in molti e come le cronache ci insegnano, le tesi esposte da Pontifex e dal buon senso comune. La storiella del femminicidio non regge, fa acqua da tutte le parti.”

Tuttavia Don Piero nonostante le polemiche oggi non ha fatto marcia indietro. Intervistato da Paolo Poggio del Gr2, ha continuato ad attaccare le donne ed ha dato dell'omosessuale al giornalista . "Lei ha scritto che le donne devono fare autocritica perché provocano, o non lo ha scritto?", ha chiesto il giornalista Rai. "Lei capisce che se una frase la sgancia dal prima e dal dopo, può far dire molte cose diverse da quel che sta dicendo" risponde il sacerdote, che poi attacca: "Cioè scusi, quando lei vede una donna nuda, cosa prova? Quali sentimenti prova, quali reazioni prova? Non so se è un frocio anche lei o meno, cosa prova quando vede una donna nuda? Non è violenza da parte di una donna mostrarsi in quel modo lì?"

E' quindi del tutto evidente che le scuse date dal parroco siano del tutto false e non sentite, ma d'altronde poco ci importa. Le scuse di un uomo con simile idee non servono davvero a nulla, perché Don Corsi non è neanche degno di parlare di noi donne.

Dopo tutta questa vicenda mi è venuto in mente un film molto interessante che cade a pennello in questo momento. "Sotto Accusa" è un film drammatico del 1988 diretto da Jonathan Kaplan con protagoniste Jodie Foster e Kelly McGillis. La Foster vinse per la sua interpretazione un Oscar e un Golden Globe come miglior attrice. Il film, che include una sequenza traumatizzante e realistica della violenza a Sarah Tobias su di un flipper, è stato uno dei primi lavori di Hollywood a testimoniare così esplicitamente il tema dello stupro.

Ispirato a un fatto autentico avvenuto in un bar di New Bedgord, Massachusetts, nel 1983, il film racconta la storia di Sarah Tobias, cameriera in un bar con una pessima reputazione, che viene violentata una sera nel locale da tre ragazzi tra l'incitamento generale degli avventori. Il procuratore Kathryn Murphy si occupa del caso e accetta un patteggiamento per lesioni colpose (escludendo così lo stupro) per i tre aggressori. Spinta dalla vittima però, con la quale instaura pian piano un rapporto di solidarietà, si rende conto di aver condotto superficialmente il caso e decide di portare in tribunale anche tutti gli uomini che hanno istigato i tre alla violenza. Paradossalmente sotto accusa sarà anche la giovane protagonista per averli provocati.
La protagonista non è presentata come una persona perfetta, virtuosa e casta, ma come una donna i cui atteggiamenti possono non piacere, eppure si dimostrerà una donna dalla fortissima personalità.
Scrive il Morandini: 
  1. Lo stupro è l’unico crimine in cui la parola della vittima è per sistema messa in dubbio; 
  2. I suoi autori – e i loro familiari – non si sentono colpevoli, considerandolo spesso una prova di virilità;  
  3. Si tende a rimproverare alle donne “di essere andate a cercarlo”.
Troppe donne sono morte quest'anno e troppe ancora ne moriranno se continuiamo ad ignorare il problema o ad attribuire colpe a chi invece non ne ha. Facciamo in modo che la violenza sulle donne cessi di essere l'unico crimine in cui la vittima deve dimostrare la sua innocenza.

Il femminicidio è una vera disgrazia per poter ignorare!



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