giovedì 17 maggio 2012

Prospettiva Queer


Che cos’è la normalità? Domanda che magari non ci poniamo mai, o non ci preoccupiamo di darne una risposta, o forse una risposta non esiste.
Tuttavia giornalmente usiamo questa espressione e sarebbe il caso di chiedersi il perché e che cosa significa realmente per noi.
Di certo “normale” per definizione è tutto ciò che è tradizionalmente accettato e trasmesso in maniera a-critica; viviamo in una società fondata sul senso comune, che tende inconsapevolmente a diffondere pregiudizi che hanno come conseguenza l’esclusione sociale di alcuni, ritenuti anormali poiché si allontanano dalla cosiddetta norma. Il problema è che le convenzioni che si stabiliscono tra gli esseri umani si fondano sull'aspettativa che gli altri individui si comportino nel modo che tra noi è normale.
Quindi sembra quasi che questo concetto di normalità divenga uno strumento di discriminazione e di esclusione. E allora sorge spontanea la domanda: cosa c’è di normale in tutto ciò?
Oggi, 17 Maggio si celebra la Giornata Internazionale contro l’omofobia e la transfobia, in ricordo del 17 Maggio 1990  in cui l’omosessualità venne rimossa dalla lista delle malattie mentali da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. In una giornata così importante sento di invitare tutte e tutti noi ad adottare una nuova visione del mondo che ci permetta di andare oltre i nostri classici assiomi culturali che ci rendono schiavi di un pensiero passivo e acritico. "Queer" è un termine della lingua inglese che tradizionalmente significa "strano", "insolito". L’uso del termine nel corso XX secolo ha subito diversi e profondi cambiamenti, tanto che adesso è divenuto un termine ombrello all'interno del quale si fa riferimento a quelle persone il cui orientamento sessuale e/o identità di genere differisce da quello strettamente eterosessuale: gay, lesbiche, bisessuali, transessuali, transgender e/o intersessuati. La prospettiva Queer nasce con l’intento di sradicare qualsiasi normatività sessuale dando cosi ad ognuno la possibilità di “essere ciò che si è”, e dunque è un diverso modo di vedere e filtrare il mondo.
La nostra società sente sempre il bisogno di imporre la supremazia del "vero uomo". Se ci guardiamo intorno o leggiamo i giornali sentiamo di continue aggressioni contro Gay, basti pensare a Daniel Zamudio che a Santiago del Cile è stato pestato, ferito e preso a pietrate solo perché omosessuale.
Cresciamo nell'ombra di questa virilità intesa come violenza, dominio, sopraffazione perpetrata ai danni di chi viene ritenuto debole, ovvero donne e omosessuali.
Il problema è che non siamo in grado di proporre modelli di maschilità e femminilità diversificati, quando invece dovremmo permettere uno sviluppo armonico della maschilità senza picchiare il compagno gay o fare battute misogine. Bisogna educare ad una maschilità sana, varia e soprattutto è necessario comprendere il vero significato di essere uomo e donna. Parliamo ai giovani di Gandhi oppure di Harvey Milk. Scommetto che le nuove generazioni non sanno neanche chi sia Milk e che cosa abbia rappresentato per il mondo, un uomo che attraverso la non violenza e la militanza politica è riuscito a difendere i diritti degli omosessuali diventando un simbolo di speranza per tutte le persone oppresse ed emarginate solo perchè considerate diverse. La vicenda di Milk, primo gay dichiarato ad essere eletto ad una carica politica negli Stati Uniti, è importante anche perché permette di comprendere quanto sia fondamentale uscire dal nascondiglio (Coming Out), venire fuori avendo il coraggio di dichiarare il proprio orientamento sessuale. Naturalmente prima di dichiararsi alla società è necessario compiere un Coming Out interiore, ovvero accettare la propria condizione e comprendere che questa non può e non deve essere da ostacolo nella vita con gli altri e nella realizzazione di se stessi. Ecco perché è, a mio parere, necessario non avere paura nel dichiarare il proprio orientamento sessuale, solo così si potranno estirpare diversi pregiudizi, poiché molto spesso la società ritiene che gli omosessuali siano più unici che rari, e magari non verrebbe mai in mente che un medico o un avvocato o un attore possa essere omosessuale. Bisogna comprendere che il talento, le potenzialità e il carattere di una persona hanno poco a che vedere con il fatto di essere eterosessuale o omosessuale.

Ormai assistiamo sempre più di frequente ad affermazioni quali: “si, possono sposarsi gli omosessuali, ma non possono avere figli, perché come fanno i bambini a crescere con due genitori dello stesso sesso?” Ogni giorno compiamo un processo di “naturalizzazione” che non è altro che un processo di eternizzazione, ovvero il rifiuto di accettare un cambiamento, e lasciare lo status quo delle cose solo perché ritenuti naturali,  e ciò va ovviamente contro la storia, quale scienza del cambiamento. La naturalità entra nel senso comune e non ci permette di capire che ogni cosa, a partire dalle legislazioni, sono frutto del loro tempo e che dunque arriva un momento in cui vanno migliorate. Noi al contrario respingiamo il cambiamento semplicemente per paura che questo possa sconvolgere il nostro equilibrio.

Sono del parere che tanto peso ha avuto nel diffondere l’omofobia la chiesa cattolica, i cui valori non hanno niente a che fare con i valori evangelici di amore, tolleranza, rispetto incondizionato verso l’altro. La chiesa ripristina la naturalità della famiglia ovvero solo uomo e donna possono creare un nucleo familiare. La chiesa è sessuofobica, poiché il rapporto sessuale deve essere volto solo alla procreazione e di conseguenza l’atto omosessuale è  abominio perché contrario alla "legge naturale" e dunque precludente al "dono della vita”. Tuttavia sappiamo bene che moltissime coppie etero sposate non possono avere figli, ma ovviamente hanno rapporti sessuali e non per questo sono esseri abominevoli. A questo punto mi chiedo se la chiesa cattolica sia davvero nella posizione di potere parlare di naturalità. Cosa c’è di naturale nella caccia alle streghe? Cosa c’è di naturale nell’Inquisizione? Cosa c’è di naturale nel celibato ecclesiastico?
Cosa c’è di naturale nella mortificazione del corpo e dei sensi? Con quale coraggio si possono giudicare anormali gli omosessuali?
La famiglia composta da madre e padre è solo una categoria, un organizzazione che ci siamo imposti e che è del tutto arbitraria.
Basti pensare al mondo greco, il mondo dei filosofi per eccellenza, che amavano la persona in quanto tale, la loro anima, poco importava se uomini o donne. La cosa che si dovrebbe sperare per ogni bambino/a che viene al mondo è di nascere in una famiglia vera, dove per vera non intendo eterosessuale o omosessuale ma intendo una famiglia che sappia dare amore, poiché questa è l’unica cosa che conta. Come dice padre Cosimo Scordatobisogna avere rispetto per gli omosessuali, perché quello che conta è l’amore, e loro amano al pari degli etero”. Non ci sono elementi di carattere scientifico che possano dimostrare che due persone dello stesso sesso non possono essere dei bravi genitori responsabili.
L’amore è l’unica cosa naturale, tutto il resto sono solo convenzioni.

E' importante vivere in una società aperta che trae vantaggio dalla diversità non percependola più come un pericolo o una minaccia da estirpare bensì come un valore, una risorsa e un diritto da difendere e preservare. Se non c’è differenza c’è omologazione, è arrivato il momento di rifiutare la dimensione del “o-o” e abbracciare l’ottica della convivenza “e-e”. 
Il pregiudizio non è innato, ha piuttosto il suo fondamento nelle influenze familiari, ambientali, sociali, e si struttura già dalla prima infanzia e se è vero che la cultura è parte integrante della natura umana allora credo che fondamentale sia l’azione della scuola, di un’educazione che cominci sin dai bambini e che faccia leva anche sui genitori, è necessaria più informazione.


Bisogna prevenire l’omofobia e la transofobia nelle scuole primarie e d’infanzia, perché è compito dell’istruzione e dell’educazione rimuovere ogni forma di intolleranza. Ovviamente dietro deve esserci una buona preparazione degli insegnanti, che non devono eclissare le possibilità di affrontare tali discorsi, ma anzi devono cercare il pretesto per farlo, bisogna loro fornire strumenti per sapere affrontare tali argomenti e dunque costruire progetti didattici. Ecco perché ci vuole un miglioramento in genere delle istituzioni compresi i mass-media che con la mercificazione del corpo femminile non fanno altro che alimentare la cultura machista e omofoba. Sembra un utopia ma non lo è, sono convinta che l’essere umano abbia tutti gli strumenti per raggiungere ogni obiettivo, se le cose non si fanno è perché oltre ad esserci omofobia, ritengo ci sia molta indifferenza. La parte della società che non è omofoba molto spesso è del tutto indifferente ai problemi di gay, lesbiche, transessuali e bisex, li accettano ma non si preoccupano minimamente se i loro diritti sono calpestati. Ognuno di noi è troppo preso da se stesso ed è distratto, noncurante. Bisogna cominciare ad “accorgersi dell’altro/a”, non dobbiamo dare per scontata la sessualità della persona che abbiamo di fronte.

"Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo guardare le cose sempre da angolazioni diverse" 




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